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C'è da dire, che la band tre album ha sfornato e tutti e tre sono diversi da loro, quanto meno si riesce a distinguerli facilmente ed ognuno di essi ha un punto di forza. Ad ogni modo con questo "Maktub", terzo disco della loro discografia, Stonino, Ferico, Dave, Sergente e Franz puntano sul connubio della qualità dell' audio con l' aggressività e le atmosfere baritonali. Insomma il risultato è più che buono, e "The Personal Legend", la traccia d' apertura del disco è il perfetto biglietto da visita. "Maktub" è un elegante disco che si fa ascoltare con mera scioltezza: "The Omens" e "Simum" sono particolari tracce in cui il pulsante basso è un elemento portante che dona alle tracce un fascino fuori dalla norma.
Un'altra traccia che bisogna tener sotto occhio, anzi, sotto orecchio è "Man Theory" che vanta la preziosissima collaborazione di Ben Ward, voce dei grandiosi Orange Goblin. Insomma, per verdetto finale, questo "Maktub" è un disco che farà la felicità di molti e a prescindere da ciò, l' Italia non può che vantarsi di avere un gruppo come gli Zippo.
Vincenzo Scilliawww.rockambula.com
In realtà, già il precedente album sanciva la rilettura dello Stoner Rock degli esordi in maniera personale ed “elevata” rispetto agli standard canonici del genere. “Maktub” però riesce a fare di più; certo, la circolarità ossessiva tipica del genere, non abbandona mai completamente le nuove tracce ma queste si arricchiscono di sfumature e di colorazioni nuove. Siano essi accenti psichedelici, divagazioni di libero progressive o implosioni noise. Le sette tracce presenti risultano complete e non lasciano nulla al caso, sopperendo a qualche episodio che nel disco precedente restava un po’ indeterminato. Ancora una volta l’arma vincente della band, oltre che in una verve compositiva che spiazza per ricercatezza, è il timbro di Dave, capace sempre di creare scompensi emozionali. Un piccolo esempio di quanto detto è rappresentato da “We, People's Hearts”, brano dalle melodie contemplative.
Naturalmente, come da tradizione, anche i temi del disco si discostano da qualsiasi bieca forma di banalità e questa volta prendono spunto dagli scritti di Paulo Coelho e dal suo testo “Maktub”. Uno scritto che enfatizza il viaggio come fecondo esperire, ed anche in questo caso il riflesso dei testi trova completezza nelle strutture sonore tutte, che proprio in virtù del tema concettuale si svelano entro orizzonti sempre nuovi (“Simum” e “Caravan To Your Destiny”, godono dei destabilizzanti latrati del sax di Luca T. Mai degli Zu). Altra presenza di “peso” è quella di Ben Ward degli Orange Goblin, che da il suo cantato roco ed intenso a “Man Of Theory”.
Concludendo, ad oggi gli Zippo sono una delle realtà più convincenti della scena europea. Una band che capitolo dopo capitolo riafferma una crescita musicale senza pari. Loro hanno scelto la via dinamica del viaggio e per questo eludono restrizioni, e per questo necessitano di ascoltatori liberi e curiosi.
Un capolavoro, registrato, prodotto e concepito in casa nostra. Un vero e proprio spartiacque tra chi ancora imita la scena di Palm Desert e chi ha deciso di interiorizzare la stessa e filtrarla attraverso una personalità vibrante ed una qualità compositiva avara di cadute di stile.
'Cammina tante strade, ritorna alla tua casa, e vedi ogni cosa come se fosse la prima volta’. Paulo Coelho.