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domenica 12 giugno 2011

REVIEW ON 'METALWAVE.IT' (Italy) - TOP ALBUM

ZIPPO - Maktub

91/100

Osservate, per approcciare il nuovo “Maktub” degli Zippo, la copertina. È un’immagine strana: accattivante ma sfuggente, vagamente fredda e criptica, ma non asettica; quasi impalpabile, ma non astrusa; intimista, ma comunque chiara. Sembra un’immagine dalla doppia personalità, della quale si riesce a cogliere ognuno di questi elementi separatamente, ma mai insieme.
Il terzo album dei pescaresi Zippo è così. È un album che a differenza dello strutturato, lungo e diviso in vari capitoli, nonché precedente “The Road To Knowledge”, è un album che in poco più di 37 minuti condensa 7 canzoni dalle atmosfere molto rarefatte, amorfe, con una batteria praticamente sempre in tempi dispari, un basso che tesse incessante le sue tele, con le chitarre che disegnano trame acide e psichedeliche, ma che non sono quasi mai sopra le righe o predominanti, salvo nei momenti più duri di “Man Of Theory”, rispetto agli altri strumenti pur se contortissime, e con un Dave che per tutto il disco disegna vocalizzi ora soffusi, ora più d’impatto. E il tutto è riversato in uno stile assolutamente ipnotico, unico e personalissimo, che abbatte ciò che di ordinario (poco) era presente nel precedente disco, e che fa entrare di diritto gli Zippo nello sperimentalismo più allucinato dei migliori nomi del genere. Il tutto viene sposato con una resa sonora abbastanza spessa, ma - senza impatto - morbida e praticamente senza spigoli, molto leggera e sognante, talmente tanto che si ha spesso l’impressione di ascoltare un disco jazz proprio per la morbidezza del suono, o alternative in altri frangenti (senza quindi i chitarroni tipici dello stoner). E tutto questo viene eseguito con una cangianza di stili pazzesca, che a volte cita la psichedelia di brani come “The Omens” e soprattutto “The Treasure”, altre volte torna ad essere più d’impatto tipicamente stoner, come nella bellissima “Man Of Theory”, mentre canzoni come “Simum” sono cantilenanti e assolutamente ossessive, per non parlare dell’altro highlight del disco, ovvero la grande “We, People’s Hearts”, che sembra quasi una ballad triste ma tumultuosa e su tempi dispari!Se siete confusi, sappiate che questo disco ha spiazzato molto anche me, e prima di scrivere queste righe ho dovuto riascoltare il cd 4 volte, ma è un disco che, per quanto difficile da ascoltare, davvero non può che far fare piazza pulita agli Zippo, che mostrano con questo album di saper scrivere brani praticamente senza alcun limite di songwriting e di influenze. Certo, citando la precedente recensione su “The Road To Knowledge”, pare proprio che il brano rockettaro gli Zippo non vogliano farcelo sentire, ma dopo l’ascolto di questo disco (non l’avrei mai detto) non ne sento assolutamente il bisogno: gli Zippo ci vanno bene così, punto! Questo “Maktub” è un album praticamente senza difetti, progressivo e psichedelico. Davvero unico. Quasi impossibile da descrivere e recensire, ed unicamente da ascoltare. Il giudizio finale, sic et simpliciter, premia una band che ha veramente sfornato un capolavoro, che batte di gran lunga i suoi precedenti dischi, umilia i pochi punti deboli dei precedenti platter (ovvero trame di chitarra che nel secondo disco cominciavano a farsi un po’ prevedibili e sullo stesso solito stile), strapazza i luoghi comuni di questi generi musicali qui proposti, stritola i wannabes delle chitarre ribassate, ipnotizza l’ascoltatore e lo seduce attraverso veli di musica impalpabili, ma dannatamente efficaci. Chissà come accidenti hanno fatto a comporre questa pietra miliare!?

Snarl
www.metalwave.it

lunedì 16 marzo 2009

INTERVIEW ON 'METALWAVE.IT' (Italy)

Dopo gli inferno, ecco un'altra buona band proposta dalla interessante label subsound records: gli zippo, qui intervistati. buona lettura!

- Ciao Ragazzi, desidero complimentarmi con voi per il vostro nuovo “The Road To Knowledge”. Parliamo un po’ di questo vostro ultimo album.
Dave :: Nasce da una gestazione molto sentita e articolata. A differenza del debutto, contiene pezzi composti con maggior criterio, abbiamo anche cestinato brani interi semplicemente perchè non rispecchiavano il mood che ci interessava ricreare. Siamo stati esigenti con noi stessi e col senno di poi possiamo dire di essere soddisfatti del risultato finale.

- So che il disco è un concept, che pur leggendo i testi rimane (forse volutamente) un po’ nebuloso. Vi andrebbe di descrivercelo?
Dave :: Può risultare nebuloso per chi non è al corrente dell’argomento trattato. Chiunque abbia invece letto “Gli Insegnamenti di Don Juan” di C. Castaneda, potrà sicuramente ritrovare una fedele trasposizione dell’opera scritta in opera musicale. La storia verte intorno al cammino di conoscenza secondo la saggezza degli indiani Yaqui. Il tema portante riguarda la scelta di una strada da percorrere. Per riconoscere quella giusta è però necessario interrogare il proprio cuore. Anche questa risposta è nebulosa, ma sono sicuro che l’ascoltatore attento saprà carpirne il senso; ci vuole pazienza, non è un disco di facile ascolto.

- Il nuovo album presenta degli sviluppi compositivi rispetto al precedente “Ode To Maximum”. In che cosa vi sentite più evoluti, sia musicalmente che a livello di testi?
Sergente :: Quando si registra un concept, hai qualcosa da dire, quindi si ha una visione di insieme più armoniosa e chiara; ci siamo sforzati di rendere il più coerente possibile le musiche con i testi e viceversa. Trasmettere un emozione attraverso la musica, la quale doveva essere più vicina possibile alla nostra interpretazione del libro. Sicuramente è stato questo che ci ha fatto "evolvere".

- C’è stato un cambio di formazione nella vostra line-up. Presentateci il vostro nuovo chitarrista.
Sergente :: Devis Ercole! Già conosciuto in ambito metal per la sua militanza nella band Sothis. Sicuramente un bravissimo chitarrista, una bravissima persona e matto! Si è integrato immediatamente come musicista e a livello umano: possiamo ufficialmente dire che è il nostro nuovo chitarriere!

- Il vostro primo full-length è uscito autoprodotto e tale è rimasto. Pensate di ristamparlo o ne siete ancora orgogliosi?
Dave :: “Ode To Maximum” rimane un istantanea di un periodo, avevo 19 anni e non sapevo come la gente avrebbe reagito. Per fortuna l’interesse intorno alla band è andato sempre crescendo, il nostro debutto quindi non è passato inosservato. Non si è mai parlato di una ristampa e non so dirti se verrà mai ristampato, in ogni caso potete sempre trovarlo ai nostri concerti e include dei cavalli di battaglia come “The Elephant March”, che credo ci accompagneranno per sempre.

- Pochi lo sanno, ma la prima (dimenticatissima) fase degli Zippo era quella di una punk band con testi pure abbastanza demenziali. Cosa vi ha portato a questa svolta verso le sonorità che oggi proponete?
Sergente :: Dave e Ferico non erano ancora parte degli ZIPPO, in quel periodo la formazione era composta da Silvio Spina (chitarra e voce), Tonino Bosco (basso), io (Sergente) alla chitarra e alla batteria Alfonso Checchia. Poi tra un concerto e l'altro ci siamo persi per strada Alfonso e al suo posto è subentrato mio fratello Ferico. Cambiando batterista cambiava anche il sound che si faceva più cattivo, quindi si sentiva l’esigenza di un cantante più adatto, Dave. Con l'entrata di una nuova voce, io e Silvio avevamo più libertà chitarristiche e contemporaneamente iniziavamo ad ascoltare i Kyuss che hanno totalmente catturato le nostre orecchie e le nostre composizioni, fino al giorno in cui abbiamo abbandonato il punk demenziale per intraprendere "la dura legge del DO!"

- In sede di recensione ho scritto che preferite, attraverso l’uso di una metafora, suonare complessi, introspettivi e pure un po’ acidi, piuttosto che fare brani da mazzata rock dall’inizio alla fine. Come mai? E' una scelta ben precisa o è un aspetto della vostra musica non ancora sviluppato?
Sergente :: Sicuramente è un aspetto che vogliamo approfondire. Nel nostro nuovo lavoro “The Road To Knowledge” abbiamo tentato una composizione più graduale, si parlava di flusso, quindi di un elemento che rendesse il pezzo più personale, più nostro; un marchio stilistico/musicale che facesse capire che quelle note erano suonate dagli Zippo. Per quanto riguarda l'acidume, credo si tratti di un aspetto caratteriale che ci distingue come persone. La psichedelia adatta al disco era sicuramente acida pesante da "badtrip", com’è anche il nostro modo di scherzare tra di noi: dopotutto ci conosciamo da una vita e abbiamo viaggiato molto insieme.

- Vedo che da live vi muovete veramente parecchio! Considerate l’underground rock/stoner/doom italiano avviato? Quali sono secondo voi i gruppi italiani che più piacciono e che hanno potenziale?
Dave :: Spesso circoscrivendo la provenienza di band affini all’interno di una “scena” nazionale si rischia di ghettizzare tali band. Reputo che tale musica in Italia sia viva più che mai e che non abbia nulla da invidiare al resto d’Europa, e non parlo solo di band come gli Ufomammut, i quali hanno un nome ben consilidato, ma di molte altre che, a forza di lavorare nell’ombra stanno pian piano ottenendo dei risultati: gli Zippo sono tra questi. Voglio consigliarvi inoltre Doomraiser, Last Minute To Jaffna, Keep Out, Godwatt Redemption, ma la lista sarebbe più lunga.

- Quali sono stati: 1) il vostro miglior concerto; 2) il gruppo o i gruppi con cui vi siete maggiormente divertiti a suonarci insieme; 3) la vostra migliore soddisfazione mai ricevuta (deal con la Subsound Records a parte)?
Dave :: Sul miglior concerto non saprei dirti esattamente; a livello di soddisfazione personale, quelli in compagnia di gente come Brant Bjork, Witchcraft, Orange Goblin; a livello di presa sul pubblico senza dubbio le ultime due volte a Budapest. I gruppi con cui ci siamo divertiti maggiormente in giro: i magiari Stereochrist, quei matti dei Doomraiser, i Last Minute To Jaffna con i quali abbiamo in cantiere un progetto collettivo; anche con Stonebride e Unhold abbiamo riscontrato un’affinità piuttosto elevata. Sicuramente entreranno a far parte di questa categoria anche The Orange Man Theory, nostri compagni di etichetta, coi i quali partiremo per un tour europeo a breve. La nostra migliore soddisfazione, sembra una cazzata, ma è stata trovare gente in giro che conosce a memoria le nostre canzoni.

- Ultime parole famose!
Sergente :: Terrha ferrha!
Dave :: Chi mi ama, mi segua.

www.metalwave.it

venerdì 27 febbraio 2009

REVIEW ON 'METALWAVE.IT' (Italy)

Zippo - The Road To Knowledge
(Subsound Records)

85/100

Dopo gli inclassificabili (come genere musicale) Inferno, la Subsound Records propone da Pescara gli Zippo, che arrivano così al loro secondo album, dopo il primo autoprodotto.Mi sarei aspettato, da questo quintetto, una svolta più marcata verso il rock, e invece gli Zippo ci contraddicono alla grande andando al di là delle distinzioni tra stoner, rock, doom, psichedelica e quant'altro, fondendo alla perfezione i diversi generi, aggiungendoci una vena spagnoleggiante niente male, che viene evidentemente introdotta per accompagnare alla perfezione il concept (perché di questo sembrerebbe trattarsi, con dei personaggi presenti in tutto il disco) di quest'album. E il risultato, va detto, ci sta tutto: ci troviamo di fronte ad un album che, a differenza del precedente "Ode to Maximum", si presenta estremamente omogeneo e con le varie influenze ben amalgamate; le composizioni sono più eclettiche, cioè molto meno o per nulla basate sullo schema canzone classico, i riff ogni tanto ripescano qualcosa dal precedente album, ma sono arricchiti da molte armonizzazioni, dall'uso di strumenti più inusuali come il moog che conferiscono ai brani un tocco particolarmente avvolgente.E allora premendo "play" ecco che, con i testi alla mano, la bravura degli Zippo nel saper riproporre ogni singola atmosfera viene esibita platealmente, e ci si ritrova a contemplare una title track che per esempio alterna sapientemente momenti di calma ieratica a esplosioni più di stampo classicamente stoner rock, oppure ci si perderà dietro i tempi mica tanto quadrati di "Chihuahua valley", che spicca per un'ottima coesione tra testo e musica, e con parti psichedeliche vincenti, disseminate su un po' tutto il brano, o su "Ask yourself a question" con la prima parte più soffusa e introspettiva e la seconda più diretta, o anche la conclusiva strumentale "Diablera", una ballad che a tratti sembra la colonna sonora di un paesaggio desertico, altre volte invece sembra tracciare una soundtrack per una giornata piovosa.Non ho trovato, sinceramente, difetti significativi in questo TRTK; al limite potrebbe esserci ancora l'eccessivo orientamento a tirare mazzate sul cervelletto anziché sui denti (leggasi: a suonare acidi e sofisticati anziché più tipicamente rock), ma credo che a questo punto, questo non sia neanche nelle loro intenzioni. E insomma: godiamoci questo "The Road to knowledge", un ottimo esempio di mischiume di generi suddetti, graziato tra le varie cose da una veste grafica minimale ma azzeccata.Postilla finale: Non dovrebbe neanche essere il caso di dirlo, ma per coerenza lo farò: conosco gli Zippo e sono amico del cantante, ma per cortesia non tacciatemi di campanilismo. Io non sono qui per supportare solo amici e parenti (atteggiamento da fessi), ma per supportare chi se lo merita. Acquistate e consumate.

Snarl
http://www.metalwave.it/