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martedì 26 aprile 2011

REVIEW ON 'ALONEMUSIC.IT' (Italy)

ZIPPO - Maktub


9/10


E’ stato amore a prima vista. O dovrei dire alla prima nota. L’album degli ZippoMaktub” non è solo un vero e proprio capolavoro musicale ma un’esplosione di visioni stupende anche nell’artwork di copertina e nello stesso booklet che trovo all’interno, curato nei minimi dettagli. L’impatto è corposo, granitico e ascoltando già le prime note di “The Personal Legend” il muro del suono è inattaccabile visto che la miscela di generi come stoner ed alternative la fanno da padroni. Con “The Omens” torniamo su un terreno di sperimentazioni con chitarre che macinano grandemente note raffinate ma sempre dure e dirette, che arrivano al cuore come una pallottola. A tutto questo si deve aggiungere la meravigliosa voce di Dave: eclettica, un dolce amaro, un salto nel vuoto ad occhi chiusi. Niente di più niente di meno.

E arriva quella che ho ribattezzato la “reginetta” della tracklist, cioè “Caravan to Your Destiny”, dalla visione intimista che inquadra benissimo il senso di scappare in libertà lontano quando cita la frase “Open your eyes/As the landescape keeps running ahead/ How many miles/Till our horses will lead usa way?”. “Man of Theory” non può non ricordarmi i Tool che della loro sperimentazione ne hanno fatto sempre un cavallo di battaglia vincente, guarda ultimo album “10,000 days” oltre all’altro gruppo Keenan dei A Perfect Circle. Anyway, tornando ai nostri Zippo, degli ultimi tre pezzi che chiudono la scaletta apprezzo particolarmente “The Treasure” che si insinua timidamente crescendo a mano a mano grazie alle chitarre che ci tengono con il fiato sospeso fino alla fine, un vero e proprio piccolo tesoro che gli Zippo si lasciano per ultimo giusto per chiudere in bellezza questo gioiello di album.

Ottima preparazione tecnica di tutti i componenti che sanno darsi spago a vicenda. Ottima voce di Dave che incarna benissimo ogni singola traccia. E ricordo ancora l’ottimo lavoro di copertina che è sempre importante, anche l’occhio vuole la sua parte!


Dea Ortolani

www.alonemusic.it

lunedì 16 marzo 2009

INTERVIEW ON 'ALONE MUSIC' (Italy)


Stanno partendo per un nuovo tour europeo per promuovere il loro ultimo album, The Road To Knowledge, di cui si è parlato come uno dei migliori dischi italiani nel settore dello scorso anno.

Sto parlando ovviamente degli Zippo, band pescarese che farà ancora molto parlare di sè.


- Del vostro ultimo album si è parlato con entusiasmo su qualunque forum, blog o webzine che si occupi di stoner o heavy-psych, e non solo. Su Rumore, poi, rivista fondamentale per questo tipo di sonorità, la recensione a The Road To Knowledge è stata firmata dal direttore stesso, Claudio Sorge... che effetto fa?
Dave: Fa uno strano effetto, piacevole senza dubbio. Claudio ha avuto modo di vederci dal vivo a Milano lo scorso ottobre 2008 durante la seconda data del nostro tour europeo di presentazione a “The Road To Knowledge” appunto. Ha preso il cd, lo ha apprezzato, e noi abbiamo apprezzato il suo punto di vista colto ed autorevole.

- Nuovo album, nuovo tour. Avete date fissate in Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Germania, Danimarca, Svezia, Slovenia... Non è la prima volta che suonate in giro per l'Europa continentale, giusto?
Ferico: Giusto, fino ad ora siamo stati in tour europeo tre volte e ci stiamo sempre più avvicinando alla quarta... che dire, sicuramente una di quelle esperienze che ricorderemo noi tutti per la vita... è un po’ come ritornare negli anni ‘70... anche se purtroppo non li ho vissuti.

- A parte lo scopo ovvio di promuovere la vostra musica anche all'estero, qual è per voi il senso, la filosofia del tour e del viaggio in generale?
Ferico: Come ho detto prima è sicuramente un’esperienza che fa crescere... vedere posti diversi e conoscere gente nuova è sicuramente un must che dovrebbe fare ogni singola persona tralasciando il tour... è un po come colorare una pagina bianca... poi ovvio, ognuno sceglie il proprio colore preferito. Non ho una filosofia ben precisa sul come affrontare un tour... è questa la mia filosofia.

- E' luogo comune che all'estero il pubblico sia più aperto a... nuove esperienze sonore, diciamo. Più disponibile ad ascoltare una band magari mai conosciuta prima. Per contro, in Italia si dice che questa "apertura" manchi e che si cerchi sempre l'ascolto "facile". Siete d'accordo con chi lo afferma? Si nota davvero una differenza di attitudine tra Italia e resto d'Europa?
Ferico: A questo proposito mi viene in mente un simpatico aneddoto: eravamo a Budapest per la terza forse quarta volta... c’erano ragazzi persi completamente nel concerto... c’era chi scapocciava freneticamente, chi si buttava per terra, chi alzava le mani in aria con la fronte rivolta sul soffitto e gli occhi rigirati, chi pogava (in Italia non sanno pogare) chi portava il tempo con il corpo lasciandosi impossessare da una danza sempre personale, chi ballava con topi domestici... tutto quello che ho elencato in Italia non l’ho mai visto. Sarà un caso? Sarà la verità? Questa è la mia versione... probabilmente perché nel resto d’Europa hanno mantenuto più una mentalità "anni 90", mentre qui in Italia si pensa al Grande Fratello, al calcio, a Costanzo e la sua signora ingessata Maria che prepara star di un certo livello...tant’è che vincono anche Sanremo (quest’anno secondo me ancor più vergognoso di tutti gli altri). In conclusione buttate la tv e andate a muovere un po’ di più i vostri glutei ai concerti e supportare l’underground che è pieno di qualità.

- Il tour che comincerà il ventisette marzo vi vedrà insieme ai The Orange Man Theory. Da dove è nata l'idea di partire con loro?
Dave: In una notte di delirio a Ciampino, a due passi da Roma. Eravamo ad una festa in casa Subsound, con band, amici, alcol, carne a quant’altro (noi da buoni abruzzesi ci siamo adoperati per gli arrosticini). In mezzo a tutto ciò iniziamo ad intrattenere un discorso piuttosto sentito con Gianni e Gabbo dei TOMT, e tra uno spiedino e l’altro si inizia a configurare un tour assieme, al quale avremmo poi iniziato a pensare seriamente qualche mese dopo. Da un momento di aggregazione è nata quest’accoppiata singolare, ma di grande impatto. Suoniamo generi differenti, è vero, ma ci lega l’umiltà e l’attitudine in-your-face tipica del rock ‘n roll; eravamo già amici prima che entrambe le band firmassero per Subsound Records, per cui è stato un processo spontaneo.

- Torniamo al vostro album. Non che le “etichette” abbiano mai molto senso, ma voi stessi come definireste adesso il vostro genere?
Ferico: Postlatindoom'n'roll/indemboriale/valodjievalodjie/e pacato quando serve(ho adottato gli slash dello space per facilitarne la comprensione..).

- Compaiono nei credits di The Road To Knowledge anche Andrea Di Giambattista e Alessio D'Onofrio. Inoltre hanno suonato in vari pezzi dell'album anche altri “ospiti”, giusto?
Dave: Esatto, oltre ai chitarristi di Sunflower e Santo Niente, da te citati, compaiono moltri altri guest. Primo tra tutti Antonio Vitale (Jester At Work), fondamentale con la sua cavernosa voce narrante/evocativa, poi troviamo Diego Sartor, noto banjoista pescarese, Francesco Di Florio dei Sunflower al moog, rhodes, hammond e diavolerie varie, infine trova spazio anche un ospite straniero, dall’Ohio l’artista di strada Vince Conaway, che ha contribuito con degli inserti di hammered dulcimer. Tutto questo e molto altro in “The Road To Knowledge”.

- Invece per quanto riguarda la vostra line-up, Silvio Spina, che tra l'altro ha collaborato ai testi e dell'artwork dell'ultimo album, ha deciso di lasciare la band. Cosa ha significato per gli Zippo
Ferico: Ha significato lacrime per me... ti parlo della mia esperienza personale; è sempre una sensazione stupenda che non puoi più provare con una persona a cui vuoi bene alla fine. All'inizio eravamo spaventatissimi, poi come un fulmine a ciel sereno è arrivato Devis. Silvio, come ha detto mio fratello in un’altra intervista, rimarrà comunque sempre uno Zippo, ed un nostro carissimo amico prima di tutto... un amico che ha deciso di intraprendere una Strada diversa dalla nostra... rispetto totale per la sua decisione...gli auguriamo il meglio!

- Artwork: quello del vostro ultimo disco l'hanno curato appunto Silvio e Stonino. C'è sempre maggior attenzione verso l'aspetto grafico, ossia l'artwork di flyers e booklets, quasi a proporre un “viaggio” non solo sonoro ma anche visivo. Penso anche a realtà come la Malleus... Che ruolo e che importanza ha per voi questo aspetto?
Dave: Sono aspetti inscindibili, per questo non ha lo stesso valore un disco masterizzato da un disco originale, anche se il messaggio musicale resta inalterato, si perde però per strada quello visivo, un vero peccato soprattutto quando quest’ultimo è curato nei minimi dettagli. Hai citato Malleus non a caso, quindi sai di cosa parlo. La funzionalità di un prodotto è fatta dalla sua completezza a 360°.

- Domanda di rito: quali sono le vostre influenze e il vostro background, da un punto di vista musicale (e non solo, eventualmente...)?
Dave: E’ una domanda che mi capita spesso in sede d’intervista e alla quale finisco sempre per dare una risposta molto soggettiva, in quanto cresciuto secondo parametri musicali diversi da quelli degli altri. Fare un elenco di band importanti per la mia crescita musicale risulterebbe banale, piuttosto mi piace ricordare le divergenze dalle quali gli Zippo sono partiti e il punto in comune da cui tutto ha avuto inizio. Io venivo dal metal, gli altri da esperienze più vicine al punk e all’hardcore melodico, l’intento comune era comunque quello di suonare pesanti, melodici e alienanti, il punto d’incontro e di partenza è quindi stato lo stoner rock, dal quale poi tutto si è evoluto e diramato, infettandosi di doom, post-rock, prog, e chi più ne ha più ne metta.

- Quali sono le band a livello nazionale che stimate di più, adesso?
Ferico: Ce ne sono moltissime per fortuna quindi ne cito alcune: Zu, Il Teatro Degli Orrori, Last Minute To Jaffna, Keep Out, Negative Trip, Santo Niente, Jester At Work, The Fiftyniners, Doomraiser, The Orange Man Theory, Inferno, Camion, Sesta Marconi, God Watt Redemption, Straight Opposition and much more...

- A proposito di scena italiana, a maggio suonerete di nuovo allo Stoned Hand Of Doom, quest'anno alla sua quinta edizione, giusto?
Dave: Esatto. Un sodalizio che si rinnova, non possiamo che esserne orgogliosi.

- Potete dirmi qualcosa riguardo alla Subsound Records, l'etichetta cha ha prodotto il vostro ultimo album?
Dave: Subsound Records ha sede a Ciampino, dietro di essa si cela la figura di Davide Cantone, un tipo con le palle. Ha creduto in noi e noi crediamo in lui, e tutte le recenti firme di band come The Orange Man Theory, Inferno, Dope Stars Inc., non fanno altro che aggiungere prestigio a qualcosa nata pochi anni orsono, quasi come una scommessa.

- Parliamo adesso di agenzie di booking. Anche grazie alla Apocalypse Agency, a Pescara sono passate e passano band di tutto rispetto, sia a livello italiano che internazionale. Quando è nata la Apocalypse?
Dave: E’ nata “fisicamente” nel 2007, ma mi sono iniziato a dedicare all’organizzazione di concerti underground in concomitanza con la mia entrata negli Zippo, con la necessità di creare nuovi spazi. Spazi che con le unghie sono riuscito ad ottenere, e ciò mi ha spinto a creare un marchio tramite il quale identificare le vibrazioni che amo portare a Pescara e in giro, il discorso vale quindi anche per gli Zippo, visto che mi occupo personalmente del booking attualmente, compito piuttosto arduo, te l’assicuro.Tenete d’occhio la seconda edizione del Tube Cult Fest, che avrà luogo il prossimo 22 e 23 maggio all’Orange di Pescara; nelle due serate si articoleranno gli svedesi Kongh, oltre a noi, Doomraiser, Last Minute To Jaffna e Sesta Marconi. Il festival più assordante dell’adriatico.

- Come sono gli Zippo che vorreste vedere tra qualche anno?
Ferico: Sul palco sorridenti come amici..come adesso (e con un lavoro...)!
Dave: Su un tour bus a giocare a Guitar Hero nell’attesa di raggiungere la prossima meta del tour!


Scream

venerdì 27 febbraio 2009

REVIEW ON 'ALONEMUSIC.IT' (Italy)

ZIPPO - The Road To Knowledge
9/10

Para mi solo recorrer los caminos que tienen corazon,

cualquier camino que tenga corazon.

Por ahi yo recorro, y la unica prueba que vale

es atraversar todo su largo.

Y por ahi yo recorro mirando, mirando, sin aliento.


(Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.)

Queste le intense parole di don Juan, con cui inizia il concept degli Zippo.Il disco è infatti ispirato all'opera di Carlos Castaneda, Gli insegnamenti di don Juan, resoconto dell'esperienza di un antropologo peruviano che viene "iniziato" ai segreti di varie sostanze psicotrope - e ad una concezione dell'uomo e dell'esistenza assolutamente lontana da quella della cultura occidentale - da un indio ormai esperto, don Juan appunto, che ha individuato in lui, Castaneda, il proprio discepolo.Farsi accettare come discepolo, o anche soltanto dimostrarsi degno di ricevere gli insegnamenti del maestro, non è però un passaggio immediato o semplice.La sete di conoscenza sembra non essere sufficiente. E allora la prova: trovare, tra tutti i luoghi possibili del porticato, quello in cui poter stare seduto per ore senza provare fatica.La ricerca è per lungo tempo vana. Nervi a pezzi, stanchezza, frustrazione. Poi il consiglio: usare gli occhi. Questo il secondo "capitolo" del disco: El Sitio, carico e adrenalinico al punto giusto.Sui quattro nemici della conoscenza (Paura, Chiarezza, Potere e infine Vecchiaia) si basa invece The Road To Knowledge, che incede tranquilla ma incalzante fino all'esplosione centrale.Ma Castaneda è stato scelto dal mescalito, il peyote, che ha giocato con lui durante il loro primo incontro. La strada verso la conoscenza va intrapresa. E' lui il discepolo.Soltanto molto più tardi, dopo aver ingerito il peyote fresco, arriverà la consapevolezza dell'esistenza di quel cactus come entità a sè stante, indipendente dalla persona che lo assume. He Is Outside Us, e vive di vita propria.La traccia è strumentale, dolcissima. Una sola chitarra, acustica.Sei luglio 1962. In viaggio nello stato messicano di Chihuahua. Cactus, lucertole e uccelli solitari. Decine di piante di peyote. Ma dovrà essere "Lui" a trovare i due uomini, non viceversa. Ed ecco il secondo incontro con il mescalito. Che stavolta, dopo ronzii boati e terremoti, dopo che il suolo si è staccato e ha iniziato a scivolare sull'acqua come una zattera, si manifesta finalmente sotto forma di uomo. "Che cosa vuoi?". Confessioni e lacrime. La vecchiaia del giovane proiettata sul foro della Sua mano.Questa è Chihuahua Valley, pezzo bellissimo, ondeggiante e potente fino ad un finale molto lisergico, quasi progressive.Altro momento importante è quello dell'incontro con l'erba del diavolo. Solo una delle tante strade che si possono seguire. Tutte le strade sono a priori equivalenti. Nessuna di loro porta da nessuna parte. Ma una di queste ha un cuore, le altre no. Quella è la via. Ask Yourself A Question: la strada su cui cammini ce l'ha?L'inizio della seconda fase dell'insegnamento coincide con l'esperienza della seconda porzione di Datura."La seconda porzione dell'erba del diavolo è usata per vedere."Una pasta da spalmare sulle tempie. Una lucertola con la bocca cucita, un'altra con gli occhi cuciti. La prima andrà a cercare la risposta alla tua domanda, qualsiasi essa sia. Non dovrà parlare con nessuno prima di essere tornata da te. La seconda ascolterà la storia della sorella, e te le riferirà. Le lucertole vanno trattate con rispetto e in modo amichevole, ma non sbagliano mai, per loro ogni pensiero è una domanda. Lizards Can't Be Wrong è il secondo interludio, ipnotico e quasi sacrale, con voci armonizzate e l'uso dell'e-bow a rendere il tutto ancora più mistico.E di nuovo la seconda porzione di Datura. Niente divinazione, stavolta. Le gambe diventano gommose, lunghe. Le articolazioni si fanno flessibili, l'incedere ondeggiante. Infine, il volo. El Enyerbado è un terremoto, un'esplosione. Riff granitici. Chitarre a tratti pesanti, a tratti leggerissime e saltellanti. Sezione ritmica incalzante.Giunge ora il momento dell'incontro con fumo, l'alleato di don Juan. Ingrediente fondamentale dell'humito sono i funghi allucinogeni. La sensazione che dà è quella di aver perso il proprio corpo. The Smoke Of Diviners: riff ripetuti a loop, alternati a tratti delicatissimi e quasi sussurrati. Anche qui sfumature progressive, nascoste in una base prevalentemente stoner.Ma Castaneda non vuole rinunciare alla propria razionalità: "Vuoi dire che non avevo più un corpo?" "Tu cosa ne pensi?" "Non lo so. Posso solo dire quello che ho provato." "E' l'unica cosa che conta.". Reality Is What I Feel è il terzo interludio. Due chitarre acustiche che discutono pacatamente in spagnolo, con infinita grazia, creando una sottile tensione.E' alla fine di una sessione di quattro sedute, durante le quali si canta e si assume peyote, che il mescalito si rivela al discepolo sotto forma di luce, dopo avergli rivelato il proprio nome. "Che cosa vuoi?", gli aveva chiesto poco prima.Il discepolo è stato definitivamente accettato dal peyote.Mitote è il nome della cerimonia, e della traccia. Percussioni quasi tribali, basso in primo piano.Ancora esperienze col fumo, la sostanza più terrificante. La metamorfosi in corvo, sotto la guida di don Juan. Per rimanere sveglio. E infine il volo, prima da solo, poi con i tre corvi argentati. Emissari del destino. "Quando arriveranno i tuoi emissari argentati, sarà inutile gridare. Limitati a volare con loro come hai già fatto. Dopo averti accolto cambieranno direzione, e a quel punto saranno in quattro a volare via.".Three Silver Crows è semplicemente sublime. Molto "settantiana" in alcuni tratti, è attraversata da un pathos fortissimo. Sembra voler trascendere, allo stesso modo della materia di cui tratta.Ma gli stati di realtà non ordinaria persistono anche senza l'assunzione di sostanze psicotrope. Il prescelto di don Juan ha perso l'anima. Una diablera gliel'ha rubata. Riesce a riconquistarla in una lunga, terrificante battaglia. Con la malinconica Diablera si conclude l'album, e il viaggio di Castaneda, sconfitto dal primo nemico di ogni uomo che ricerchi la conoscenza: la paura.Non è facile scrivere un concept. Gli Zippo hanno saputo farlo. Sarà l'uso di hammond, banjo, e-bow, moog, ... ma il suono che esce fuori è lisergico e tribale allo stesso tempo, pesante eppure leggerissimo. Le atmosfere hanno qualcosa di veramente magico. Sembra di sentire l'odore del fumo e della pasta di Datura. Di essere nella semioscurità della stanza di don Juan, illuminata solo dalla luce calda e giallastra di una lampada al cherosene. Una luce che proietta ombre scurissime, lunghe.Sembra di sentire il fragore della terra che trema, o di intravedere la lucentezza liquida dell'acqua. Di essere nella deserta e sterminata valle del Chihuaua e sentire la fame e la fatica.Sembra di ascoltare, in un angolo al buio, di nascosto, i canti intonati dagli uomini al peyote, durante la Mitote.Si percepisce una forza oscura, invisibile ma potentissima.Tutto trasuda mistero, e un senso di trascendenza.Recensito con entusiasmo su Rumore, annoverato tra i migliori dischi dell'anno su Perkele, oltre che sulla maggior parte delle webzines e dei blog specializzati nel genere, è unanimemente considerato l'album che ha segnato l'evoluzione, la svolta degli Zippo. Da band doom-stoner molto promettente ma ancora in parte derivativa, a realtà innovativa e originale. Un livello di consapevolezza e di conoscenza superiore.Un disco che esce dai soliti schemi. Un album personale, sentito, partecipato.Gli Zippo hanno intrapreso un viaggio su una lunga strada.E pare proprio che questa strada abbia un cuore.

Scream
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