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venerdì 27 febbraio 2009

REVIEW ON 'ALONEMUSIC.IT' (Italy)

ZIPPO - The Road To Knowledge
9/10

Para mi solo recorrer los caminos que tienen corazon,

cualquier camino que tenga corazon.

Por ahi yo recorro, y la unica prueba que vale

es atraversar todo su largo.

Y por ahi yo recorro mirando, mirando, sin aliento.


(Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.)

Queste le intense parole di don Juan, con cui inizia il concept degli Zippo.Il disco è infatti ispirato all'opera di Carlos Castaneda, Gli insegnamenti di don Juan, resoconto dell'esperienza di un antropologo peruviano che viene "iniziato" ai segreti di varie sostanze psicotrope - e ad una concezione dell'uomo e dell'esistenza assolutamente lontana da quella della cultura occidentale - da un indio ormai esperto, don Juan appunto, che ha individuato in lui, Castaneda, il proprio discepolo.Farsi accettare come discepolo, o anche soltanto dimostrarsi degno di ricevere gli insegnamenti del maestro, non è però un passaggio immediato o semplice.La sete di conoscenza sembra non essere sufficiente. E allora la prova: trovare, tra tutti i luoghi possibili del porticato, quello in cui poter stare seduto per ore senza provare fatica.La ricerca è per lungo tempo vana. Nervi a pezzi, stanchezza, frustrazione. Poi il consiglio: usare gli occhi. Questo il secondo "capitolo" del disco: El Sitio, carico e adrenalinico al punto giusto.Sui quattro nemici della conoscenza (Paura, Chiarezza, Potere e infine Vecchiaia) si basa invece The Road To Knowledge, che incede tranquilla ma incalzante fino all'esplosione centrale.Ma Castaneda è stato scelto dal mescalito, il peyote, che ha giocato con lui durante il loro primo incontro. La strada verso la conoscenza va intrapresa. E' lui il discepolo.Soltanto molto più tardi, dopo aver ingerito il peyote fresco, arriverà la consapevolezza dell'esistenza di quel cactus come entità a sè stante, indipendente dalla persona che lo assume. He Is Outside Us, e vive di vita propria.La traccia è strumentale, dolcissima. Una sola chitarra, acustica.Sei luglio 1962. In viaggio nello stato messicano di Chihuahua. Cactus, lucertole e uccelli solitari. Decine di piante di peyote. Ma dovrà essere "Lui" a trovare i due uomini, non viceversa. Ed ecco il secondo incontro con il mescalito. Che stavolta, dopo ronzii boati e terremoti, dopo che il suolo si è staccato e ha iniziato a scivolare sull'acqua come una zattera, si manifesta finalmente sotto forma di uomo. "Che cosa vuoi?". Confessioni e lacrime. La vecchiaia del giovane proiettata sul foro della Sua mano.Questa è Chihuahua Valley, pezzo bellissimo, ondeggiante e potente fino ad un finale molto lisergico, quasi progressive.Altro momento importante è quello dell'incontro con l'erba del diavolo. Solo una delle tante strade che si possono seguire. Tutte le strade sono a priori equivalenti. Nessuna di loro porta da nessuna parte. Ma una di queste ha un cuore, le altre no. Quella è la via. Ask Yourself A Question: la strada su cui cammini ce l'ha?L'inizio della seconda fase dell'insegnamento coincide con l'esperienza della seconda porzione di Datura."La seconda porzione dell'erba del diavolo è usata per vedere."Una pasta da spalmare sulle tempie. Una lucertola con la bocca cucita, un'altra con gli occhi cuciti. La prima andrà a cercare la risposta alla tua domanda, qualsiasi essa sia. Non dovrà parlare con nessuno prima di essere tornata da te. La seconda ascolterà la storia della sorella, e te le riferirà. Le lucertole vanno trattate con rispetto e in modo amichevole, ma non sbagliano mai, per loro ogni pensiero è una domanda. Lizards Can't Be Wrong è il secondo interludio, ipnotico e quasi sacrale, con voci armonizzate e l'uso dell'e-bow a rendere il tutto ancora più mistico.E di nuovo la seconda porzione di Datura. Niente divinazione, stavolta. Le gambe diventano gommose, lunghe. Le articolazioni si fanno flessibili, l'incedere ondeggiante. Infine, il volo. El Enyerbado è un terremoto, un'esplosione. Riff granitici. Chitarre a tratti pesanti, a tratti leggerissime e saltellanti. Sezione ritmica incalzante.Giunge ora il momento dell'incontro con fumo, l'alleato di don Juan. Ingrediente fondamentale dell'humito sono i funghi allucinogeni. La sensazione che dà è quella di aver perso il proprio corpo. The Smoke Of Diviners: riff ripetuti a loop, alternati a tratti delicatissimi e quasi sussurrati. Anche qui sfumature progressive, nascoste in una base prevalentemente stoner.Ma Castaneda non vuole rinunciare alla propria razionalità: "Vuoi dire che non avevo più un corpo?" "Tu cosa ne pensi?" "Non lo so. Posso solo dire quello che ho provato." "E' l'unica cosa che conta.". Reality Is What I Feel è il terzo interludio. Due chitarre acustiche che discutono pacatamente in spagnolo, con infinita grazia, creando una sottile tensione.E' alla fine di una sessione di quattro sedute, durante le quali si canta e si assume peyote, che il mescalito si rivela al discepolo sotto forma di luce, dopo avergli rivelato il proprio nome. "Che cosa vuoi?", gli aveva chiesto poco prima.Il discepolo è stato definitivamente accettato dal peyote.Mitote è il nome della cerimonia, e della traccia. Percussioni quasi tribali, basso in primo piano.Ancora esperienze col fumo, la sostanza più terrificante. La metamorfosi in corvo, sotto la guida di don Juan. Per rimanere sveglio. E infine il volo, prima da solo, poi con i tre corvi argentati. Emissari del destino. "Quando arriveranno i tuoi emissari argentati, sarà inutile gridare. Limitati a volare con loro come hai già fatto. Dopo averti accolto cambieranno direzione, e a quel punto saranno in quattro a volare via.".Three Silver Crows è semplicemente sublime. Molto "settantiana" in alcuni tratti, è attraversata da un pathos fortissimo. Sembra voler trascendere, allo stesso modo della materia di cui tratta.Ma gli stati di realtà non ordinaria persistono anche senza l'assunzione di sostanze psicotrope. Il prescelto di don Juan ha perso l'anima. Una diablera gliel'ha rubata. Riesce a riconquistarla in una lunga, terrificante battaglia. Con la malinconica Diablera si conclude l'album, e il viaggio di Castaneda, sconfitto dal primo nemico di ogni uomo che ricerchi la conoscenza: la paura.Non è facile scrivere un concept. Gli Zippo hanno saputo farlo. Sarà l'uso di hammond, banjo, e-bow, moog, ... ma il suono che esce fuori è lisergico e tribale allo stesso tempo, pesante eppure leggerissimo. Le atmosfere hanno qualcosa di veramente magico. Sembra di sentire l'odore del fumo e della pasta di Datura. Di essere nella semioscurità della stanza di don Juan, illuminata solo dalla luce calda e giallastra di una lampada al cherosene. Una luce che proietta ombre scurissime, lunghe.Sembra di sentire il fragore della terra che trema, o di intravedere la lucentezza liquida dell'acqua. Di essere nella deserta e sterminata valle del Chihuaua e sentire la fame e la fatica.Sembra di ascoltare, in un angolo al buio, di nascosto, i canti intonati dagli uomini al peyote, durante la Mitote.Si percepisce una forza oscura, invisibile ma potentissima.Tutto trasuda mistero, e un senso di trascendenza.Recensito con entusiasmo su Rumore, annoverato tra i migliori dischi dell'anno su Perkele, oltre che sulla maggior parte delle webzines e dei blog specializzati nel genere, è unanimemente considerato l'album che ha segnato l'evoluzione, la svolta degli Zippo. Da band doom-stoner molto promettente ma ancora in parte derivativa, a realtà innovativa e originale. Un livello di consapevolezza e di conoscenza superiore.Un disco che esce dai soliti schemi. Un album personale, sentito, partecipato.Gli Zippo hanno intrapreso un viaggio su una lunga strada.E pare proprio che questa strada abbia un cuore.

Scream
www.alonemusic.it

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