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giovedì 7 aprile 2011

REVIEW & INTERVIEW ON 'AUDIODROME.IT' (Italy)

ZIPPO - Maktub


Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose.

Due dischi e una quantità inumana di live in giro per mezza Europa... l'attesa per “Maktub” è finita.
Dopo Road To Knowledge, tante promesse e speranze, arriva il terzo capitolo della eclettica “ex” stoner band abruzzese. Qualcosa è cambiato, a partire dalla line-up e proseguendo con l'attitudine e parte del caratteristico sound. Altro è rimasto, si veda il gusto per gli intrichi compositivi e per l'ispirazione letteraria. Dimenticare i vecchi Zippo, questo è l'imperativo, o meglio far tesoro del passato, riempir d'inchiostro il calamaio e voltar pagina. Il full-length nasce dalla fascinazione per “L'Alchimista” di Paulo Coelho, da cui asporta le linee guida, e da un'enorme esigenza espressiva che si comprime in meno di quaranta minuti, riempiendoli di musica fino al midollo. Di certo non possiamo parlare di stoner, di certo non possiamo parlare di semplicità e immediatezza. I sette brani della tracklist si avvicendano in un ondeggiante andirivieni di tempi frammentari, chiasmi melodici, riff taglienti e sinuosi arpeggi. Le influenze sono molteplici e tutte legate ad un'unica fune da quell'appiglio universale comunemente denominato progressive. Dall'iniziale pressione di “The Personal Legend”, tanto intensa da rasentare l'hardcore, al prolungato finale di “The Treasure” (in cui il quintetto pare quasi provar dispiacere nel concludere l'opera) gli input spediti al cervello dell'ascoltatore sono innumerevoli: Meshuggah, King Crimson, Mastodon (su tutti), Opeth, Tool... il fior fiore del rock progressivo dalle piramidi a oggi, illustrato da una mano a tratti sbilenca a tratti inebriata da se stessa. Ridurre però il plot ad accademico esercizio stilistico è limitativo, nel sottobosco infatti si annidano ben celate centinaia di minuscole suggestioni musicali: la voce di Dave sembra in più punti invocare David Eugene Edwards (Woven Hand, 16Horsepower), arabeggianti dinamiche strisciano al suolo alzando tanta polvere da irritare gli occhi ad Al Cisneros (OM, Sleep), scomposte strutture rock sottolineano insani innamoramenti per il noiserock di fine anni Novanta. La maturità musicale dei nostri si rivela inoltre nella loro capillare cura del suono e in una produzione di livello internazionale, dove la sapiente mano di James Plotkin (mastering) concretizza il piccolo capolavoro di “confezionamento” e la presenza di ospiti illustri come Ben Ward (Orange Goblin) e Luca T. Mai (Zu) ribadisce il già citato concetto d'internazionalismo. Molto bello anche l'artwork (il classico fiore all'occhiello del marchio Zippo). Nei del disco l'eccessivo barocchismo di alcuni momenti, che ne rallenta la fruizione, ed un paio di pezzi meno a fuoco degli altri. Viaggio e sogno, non ha importanza che siano sulle mani di chi compone o nella mente di chi si lascia cadere nell'album, quello che conta è chiudere gli occhi e precipitare.
Maktub è speranza, promessa, impegno.

A cura di: Marco Marzuoli [info@audiodrome.it]

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INTERVIEW

Maktub è il titolo scelto dagli Zippo per il nuovo album, ancora una volta su Subsound Records e nuovamente ispirato dall'opera di uno scrittore (dopo Castaneda, scelto per il precedente The Road To Knowledge, tocca ora a Coelho), un legame che i musicisti tengono a vedere come il portato di un'affinità elettiva che si incanala e trova naturale sbocco nella musica della band. Sotto il profilo strettamente musicale, il lavoro prosegue nell'evoluzione dello stile, ricco di influssi stoner e psichedelici, che ha da sempre contraddistinto gli Zippo e che oggi incorpora anche nuovi ingredienti, così da fornire lo spunto ideale per una chiacchierata con Alessandro Sergente, chitarrista della formazione abruzzese.




Cosa è successo dopo la pubblicazione di The Road To Knowledge? Come sono state le reazioni all'album e come sono cambiate (se lo sono) le cose all'interno del gruppo?
Alessandro Sergente: Sicuramente, grazie alla promozione della Subsound Records, il nome Zippo è arrivato sulla bocca di molte persone, oltre che su portali, fanzine eccetera. Le recensioni sono state piuttosto soddisfacenti. Riguardo ai live, abbiamo allargato i nostri orizzonti fino a paesi come Inghilterra e Olanda, dove non avevamo ancora avuto modo di esibirci.
All'interno della band le cose sono ovviamente cambiate: la nostra idea Zippo si è evoluta musicalmente, visto anche l'ingresso di un nuovo chitarrista, Francesco Porrini, che ha partecipato attivamente nella composizione del nuovo lavoro. Diciamo che siamo soddisfatti anche se, come diciamo in Abruzzo, le chiacchiere se le porta il vento.

Maktub è un termine arabo di origine alchemica sul cui significato esistono varie interpretazioni. Cosa vi ha spinto a scegliere proprio questo termine per il titolo del nuovo lavoro? Dopo Castaneda, sembra sia ora la volta di Coelho, visto che Maktub è anche il titolo di un suo libro. Vi va di spiegare ai nostri lettori questo speciale legame tra la vostra musica e la letteratura? In che modo i due universi si influenzano e si intersecano?
Vorremo premettere che Maktub non è propriamente un libro, ma una raccolta di leggende mirate ad approfondire proprio il significato del suo stesso titolo, che come hai giustamente detto ha varie interpretazioni: di solito viene tradotto con l'espressione "così è scritto" (per chi fosse interessato il testo è scaricabile gratuitamente dal sito di Coelho). Il nostro disco non è ispirato a questo testo, bensì a uno dei suoi più famosi romanzi, "L'Alchimista". La scelta di fondere musica e letteratura, poi, forse non si può definire tale: crediamo si sia trattato di una naturale conseguenza della nostra necessità di esternare e condividere la nostra visione dell'uomo e del mondo, la quale è inevitabilmente anche il frutto del comune interesse per dei generi letterari i cui linguaggi amiamo poi utilizzare.

Musicalmente, il vostro suono si è arricchito di nuove sfaccettature, spesso estremizzandosi pur nel mantenere un forte legame con il vostro linguaggio personale. Com'è avvenuto questo mutamento e come credete reagiranno i vostri fan?
Non crediamo che il suono si sia arricchito rispetto all'album precedente; la nostra intenzione era quella di ottenere un maggiore impatto creando una sonorità più simile possibile a quella dei nostri live: questo è il motivo per cui i fan non potranno fare altro che apprezzarlo.

La scelta di importare gli elementi esterni di cui si diceva prima deve, secondo voi, essere vista come il primo passo verso un radicale cambio di direzione o resterete comunque legati all'originale amore per le sonorità psichedeliche e stoner?
Le sonorità psichedeliche e stoner hanno sempre fatto parte del nostro stile, si tratta di influenze da cui non potremo mai prescindere. Certo è che la nostra attuale concezione della musica è diversa da quando abbiamo cominciato, ma non si tratta di un'evoluzione dettata dalla volontà di stravolgere un genere: noi seguiamo il nostro istinto, e niente potrebbe impedire che il nostro prossimo album sia, perché no, magari un ritorno ad uno stoner più classico. In ogni caso pensiamo a vivere il presente.

Nel nuovo lavoro avete collaborato con Ben Ward (Orange Goblin) e Luca T. Mai (Zu, Mombu), come sono nate queste collaborazioni e cosa vi hanno lasciato in dote?
Con Ben e Luca abbiamo condiviso il palco in varie occasioni, e questo ci ha permesso di approfondirne la conoscenza, tant'è che ormai li consideriamo degli amici, oltre a stimarli profondamente come artisti: il loro contributo al nostro lavoro ci ha resi molto orgogliosi, e si è rivelato doppiamente apprezzabile sia per l'esempio di umiltà che hanno dato collaborando con noi, sia per il sostegno che fornisce alla nostra comune scena musicale.

Cosa mi raccontate delle grafiche dell'album? Come sono nate e chi le ha realizzate?
Abbiamo deciso di basare lo stile grafico dell'ultimo album sul "cerchio".
Le illustrazioni esterne, l'impaginazione, le grafiche (oltre che il poster) sono opera di Stonino, mentre le illustrazioni interne sono opera mia.

Come procedono le cose dal punto di vista dei concerti? Ormai siete una formazione rodata sul piano live e presto partirete per un nuovo tour europeo, quindi mi piacerebbe sapere la vostra opinione sul differente approccio organizzativo e di pubblico tra il nostro Paese e l'Europa.
Negli ultimi quattro anni sono tanti i Paesi e le realtà in cui abbiamo avuto modo di esibirci e, nel nostro piccolo, ce ne siamo fatti un'idea: purtroppo abbiamo constatato sia in Italia che in Europa la presenza di promoter incapaci, per colpa dei quali spesso il concerto si trasforma da momento dedicato all'arte e alla cultura ad un pretesto per gozzovigliare. Sarà poi perché viviamo a più stretto contatto con la realtà italiana, ma a volte sembra che il nostro Paese sia molto ricco di persone brave più a parlare che ad agire. Per fortuna la scena underground può vantare anche la presenza di ragazzi che mettono l'anima nell'organizzazione di eventi chiave per arricchire la qualità della nostra scena.

Con quali gruppi vi siete trovati più in sintonia e con quali vi piacerebbe tornare a dividere il palco? Ritenete vi siano dei gruppi assimilabili agli Zippo per approccio o stile?
Sono due in particolare i gruppi con cui ci è piaciuto lavorare: The Orange Man Theory, che hanno condiviso con noi l'esperienza di due tour, ed i Last Minute To Jaffna, il primo gruppo con cui abbiamo fatto scambio date. Siamo legati a tutti loro da un forte legame di amicizia ed è evidente che ci piacerebbe ripetere le esperienze passate. Inoltre ci riteniamo uniti, se non dal genere, dall'approccio originale verso la musica che suoniamo.

Più in generale, come vi rapportate con la scena italiana? Esiste secondo voi una reale collaborazione tra band e label, o prevalgono al solito l'egoismo e l'invidia?
Egoismi ed invidie non mancano mai, ma noi pensiamo di averne individuato ed isolato le varie fonti, ed ora ci circondiamo di persone fidate con cui abbiamo una leale e reale collaborazione.

Cosa vi aspettate dal nuovo lavoro e in generale dal 2011? Quali i vostri obbiettivi e le vostre ambizioni?
Suonare, suonare, suonare e fare concerti.

Last famous words...
Random.

A cura di: Michele Giorgi [michele.giorgi@audiodrome.it]
A cura di: Marco Marzuoli [info@audiodrome.it]

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