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martedì 26 aprile 2011

REVIEW ON 'GLI OSSERVATORI ESTERNI' (Italy)

ZIPPO - Maktub

7,5/10

Seguo gli Zippo da quando il loro batterista lavorava in un bar di Pescara vicino casa mia. Seguo gli Zippo da quando, a un IndieRocketFestival del 2005, Sergente mi confessò di aver appena sciolto un gruppo punk per formarne uno stoner. Seguo gli Zippo da quando Silvio (ex chitarrista) lasciò la sua camera ai collegi di Urbino per fare spazio al sottoscritto. Seguo gli Zippo da quando aprirono per Brant Bjork al First Floor di Montesilvano. Seguo gli Zippo da "Ode To Maximum", l'esordio un tantino acerbo ma che lasciava presagire un'evoluzione allucinante della trama. Seguo gli Zippo da "Road To Knowledge", entusiasmante seconda prova in studio del quintetto pescarese.

Con qualcosa come cinque tour internazionali alle spalle ed un mare di collaborazioni in giro per l'Europa, per la band si respirava aria di verdetto finale, e la tensione attorno all'uscita del terzo album in studio un fardello sempre più pesante. "Maktub" è un disco incredibile, il migliore della band, un lavoro che naviga a testa alta ai confini dell'Europa! Se esistesse una competizione fra "release alternative", "Maktub" spazzerebbe via tutti, e si trascinerebbe dietro pure le carcasse. Non c'è storia ragazzi: quando ad accendersi sono le chitarre di Franz/Sergente o il laboratorio ritmico Stonino/ Federico, c'è un'unica cosa da fare: appendere lo strumento al chiodo e godersi lo spettacolo, rigorosamente a testa bassa per chi non li avesse nemmeno sentiti nominare. E' un disco suonato come dio comanda, quello pensato in collaborazione con Luca Mai degli Zu e il grandissimo Ben Ward degli Orange Goblin, che presta la sua voce nella folgorante "Man Of Theory".

Pazzesca è l'evoluzione del quintetto, che passa da uno stoner derivativo (e tipicamente kyussiano) degli esordi a un post metal dall'approccio cervellotico e una ricerca della melodia costantemente in primo piano. Il cantato di Dave si porta dietro qualcosa di epico, di leggendario; qualcosa di paradisiaco, di liberatorio. I suoi vocalizzi, più che tracce registrate, sono marce di conquista, praterie rase al suolo, ululati possenti. A parlare è un cantato mastodontico, mai ripetitivo, magistrale nei passaggi chiave. "The Omens" è un capolavoro senza compromessi!

Un album difficile e complesso, 7 tracce che a primo impatto potrebbero dir poco, ma che una volta assimilate rischiano di far male veramente. L'approccio math dell'apertura di "The Personal Legend" è il risultato di tanti anni di gavetta, tra pulmini poco confortevoli e voli low coast all'ultimo momento. Un'arditezza tecnica da far invidia a tutta la scena stoner. Se c'è una cosa che non manca agli Zippo, questo è il coraggio di sperimentare trame impossibili in un disco che di commerciale non ha nemmeno l'artwork di copertina. E ricordatevi che dopo Malleus c'è Stonino: la psichedelia senza LSD.

Fuori dai circuiti, fuori da ogni scena, dagli italianissimi Zippo c'è solo da imparare. Acquistate "Maktub" e vi si aprirà un mondo.

Orasputin
www.osservatoriesterni.com

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