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lunedì 10 ottobre 2011

REVIEW ON 'ITALIADIMETALLO.IT' (Italy)

ZIPPO - Maktub

9,5/10


I pescaresi Zippo, già autori di due album, tra cui l'ottimo Road to Knowledge(2009), pubblicano Maktub, la loro prova finora più matura ed evoluta. Il titolo prende spunto dall'omonima raccolta di racconti brevi - sorta di parabole - di Paulo Coelho ed è un termine arabo che significa "così è scritto". Per la cronaca, questa antologia del grande scrittore brasiliano è disponibile in formato eBook scaricabile gratuitamente (e legalmente) qui. I testi del disco sono pertanto molto importanti e densi di riferimenti a temi quali il viaggio come esperienza interiore, spirituale e totalizzante. Dal punto di vista più strettamente musicale, se in passato i nostri si muovevano in ambito stoner e affini, oggi il loro stile vira più decisamente verso un metal progressivo-psichedelico, come ben dimostra la traccia introduttiva, "Personal Legend", nella quale viene rivisitata la lezione dei Mastodon: ritmiche in costante "ebollizione" e intricate, così come i riff di chitarra, mentre la voce di Dave, ora tesa e nervosa, ora cupamente suadente, pare rifarsi alle timbriche care agli Alice in Chains. Un'apertura di tutto rispetto, bissata dallatooliana "The Omens", ruvida e fragorosa ma capace di regalare brividi di grande suggestione nel cantato, che passa con disinvoltura dallo screaming a toni melodici e avvolgenti. "Caravan to Your Destiny" beneficia di ritmi sincopati e di una struttura in bilico tra psichedelia pesante, progressive metal e contaminazioni avantgarde, tant'è che compare come ospite Luca Mai degli Zu, con i suoi peculiari inserti di sax baritono, che ritroviamo in "Simum", una delle composizioni chiave: psichedelica, acida, "malata" nel solco dei migliori Alice in Chains, riletti però in chiave personale e con una componente noise-sperimentale che denota le brillanti intuizioni della band abruzzese. Nella sferzante "Man of Theory" canta un ospite di riguardo come Ben Ward (Orange Goblin), che presta la sua voce rauca e alcolica, mentre "We, People's Hearts" fa centro con il suo crescendo elettrico, dettato dai riff pesanti di Sergente e Franz e dalla quadrata batteria di Ferico; intenso il testo, imperniato sul dualismo forza-fragilità della natura umana. La canzone conclusiva è "The Treasure", magnetica e dotata di grande spessore onirico-psichedelico, e non a caso le liriche sono incentrate (anche) sulla forza dei sogni. Un esemplare episodio di metal moderno e progressivo nel vero senso della parola, ossia rivolto al futuro e in costante evoluzione, proprio come la parabola artistica degli Zippo, ormai lanciati verso traguardi di tutto prestigio in Italia e direi soprattutto all'estero, dove suonano spesso e volentieri, costruendosi così una reputazione sempre più solida e credibile. Corredato da una splendida veste grafica, Maktub è uno dei miei dischi dell'anno. "Così è scritto"...

Costantino Andruzzi
www.italiadimetallo.it

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