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venerdì 3 giugno 2011

REVIEW ON 'STORDISCO' (Italy)

ZIPPO - Maktub

4/5

Ancor prima di ascoltare questo terzo lavoro dei pescaresi Zippo, sapevo di andare incontro a qualcosa di grosso. Anzitutto un grande plauso va alla band per l'ottimo packaging e in particolar modo al bassista Stonino per lo stupefacente artwork del disco. Allontanatisi dalle origini stoner kyussiane, Dave (vocals), Sergente (guitars), Franz (guitars), Stonino (bass) e Ferico (drums) ci presentano un album complesso e intrigante che si dimena nello sfuggire alla catalogazione di genere. Parliamo di suoni mastodontici, di una band tecnicamente ineccepibile. Due chitarre intrecciate in un vortice abrasivo, un basso pulsante come un cuore prima di un infarto, un drumming portentoso, micidiale, il tutto guidato dall'onnipresenza sciamanica della voce del frontman. Stoner-metal immerso in fiumi di psichedelia, minimalismo e prog che lascia tramortiti già al primo ascolto. Scelta più che azzeccata quella degli Zippo di affidarsi a due guru del calibro di Victor Love e James Plotkin (Khanate, Sunn O)), Isis) rispettivamente alla produzione ed al mixaggio. Maktub si apre diretto e istantaneo con "The Personal Legend" che prepotentemente ci trascina all'interno di questa spirale di suoni corposi. I giri di basso e le atmosfere di "The Omens", rimandano inequivocabilmente ai Tool di Maynard. Un brano acido che scivola via come un mantra sabbatico. La grande maturità artistica del cantante Dave, emerge sempre più nel piegare la propria voce all' esigenza atmosferica di ogni singolo brano. "Caravan on Your Destiny"ospita il sax baritono di Luca Mai (Zu,Mombu) e prosegue sulla scia trascendentale e apocalittica della precedente "The Omens" lasciando aperto sempre uno spiraglio a melodie elaborate e suoni ricercati quasi chirurgicamente in un mare di fuoco e fiamme. Poi con "Man of Theory" siamo sbalzati via verso un aumento di tensione e un pathos esplosivo che culmina sul finale con la recita mistica di un'ospite del calibro di Ben Ward (Orange Goblin) alternata ad esplosioni che innalzano muri di detriti sonori. "We People's Heart" esordisce con un palpitare da muscolo cardiaco. Una traccia molto intimista nella quale Dave rende la sua voce morbida, a tratti fantasmagorica, nello splendido crescendo di atmosfera che ci rende pieni di orgoglio nel pensare alle origini degli Zippo, ai grandi riconoscimenti di una band che gode di maggior seguito all'estero rispetto alla penisola autoctona. Maktub vanta anche una grande cura testuale. Pur non concentrandosi su un unico concept (come il precedente "The Road to Knowledge") l'ispirazione lirica di questa maestosa opera proviene da "L'Alchimista" di Paulo Coelho. A contribuire alla spinta esotica e più intima della traccia, in "Simum", ritroviamo il sax baritono di Luca Mai. E' questa penultima traccia, a ritagliarsi, probabilmente, un posto d'eccellenza all'interno di Maktub. Qui la voce polimorfa di Dave appare molto vicina a certe inclinazioni di Serj Tankian. A chiudere in bellezza "The Treasure" nella quale la carica prog, nel tessere trame melodiche e reiterate in modo ossessivo della band, emerge in tutta la sua grandezza.

Maktub è probabilmente il capolavoro degli Zippo. E' un disco niente affatto facile, destinato a svariati ascolti, nell'alzare il livello di sopportazione di certa psichedelia. Gli amanti del genere non hanno nulla da temere e si troveranno dinanzi ad una perla di inedito valore.
"Così è scritto"

Michele Montagnano

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